Supporto formazione e lavoro, come funziona

Supporto formazione e lavoro, come funziona


Da venerdì 1 settembre 2023 verrà introdotto il Supporto formazione e lavoro, una misura di attivazione al lavoro che prevede la partecipazione a corsi di formazione e riqualificazione professionale e l’erogazione ai beneficiari di 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi. Come riporta l’Inps nel suo vademecum, la misura non è compatibile con altre, come il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza. Il 24 agosto l’Istituto ha avvisato con un sms altre 32mila persone che non beneficeranno più del reddito di cittadinanza (Rdc). I primi messaggi di notifica della cessazione dell’erogazione della misura bandiera del Movimento 5 Stelle sono stati inviati ai percettori in data 28 luglio. Con la Legge di bilancio 2023, infatti, il governo Meloni ha cambiato i requisiti e le modalità di accesso al sostegno: per questo motivo sono state introdotte altre misure, come appunto il Supporto per la formazione e il lavoro.

  1. A chi spetta il Supporto formazione e lavoro?
  2. Come presentare la domanda per il Supporto formazione e lavoro?
  3. Cos’è il Patto di servizio personalizzato?

A chi spetta il Supporto formazione e lavoro?

Possono fare richiesta per il Supporto per la formazione e il lavoro coloro che hanno tra i 18 e i 59 anni con un valore dell’Isee familiare pari o inferiore a 6.000 euro che non possono accedere all’Assegno di inclusione. Inoltre, secondo il vademecum dell’Inps, possono accedere al Supporto anche i singoli membri dei nuclei familiari che “percepiscono l’assegno di inclusione che non sono calcolati nella scala di equivalenza e che partecipano ai percorsi di formazione pur non essendo sottoposti agli obblighi correlati al percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa”.

Per quanto riguarda il valore patrimoniale immobiliare, valgono gli stessi requisiti dell’Assegno di inclusione: ai fini Isee deve essere pari o inferiore a 30mila euro, escludendo l’abitazione entro un valore ai fini Imu massimo di 150mila euro. Sempre come nel caso dell’assegno di inclusione, il patrimonio mobiliare non deve superare i 6.000 euro, valore a cui si aggiungono altri 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a 10mila euro, 1.000 euro per ogni minore successivo al secondo, 5.000 euro per ogni componente con disabilità e 7.500 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficiente.

Il richiedente, inoltre, non deve essere stato destinatario di misure cautelari o di condanne nei 10 anni che precedono la richiesta, non deve essere disoccupato, a seguito della presentazione delle dimissioni volontarie, nei 12 mesi successivi alle dimissioni, “fatte salve le dimissioni per giusta causa, nonché la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, intervenuta nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7, legge 604/1966”. Inoltre, i richiedenti non devono risiedere in strutture che sono totalmente a carico pubblico.



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di Diana Principe www.wired.it 2023-08-25 10:25:57 ,

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